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Ma il calcio è malato??
Ma dove sta andando il calcio? La domanda e’ d’obbligo.
La tempesta e’ partita.
L’ istantanea arriva da Fabrizio Corona figlio di un giornalista, fotografo dei vip e persona poliedrica e tutta da discutere.
I giocatori Sandro Tonali in forza quest’anno al Newcastle, Nicolò Zaniolo dell’Aston Villa, Nicolò Fagioli della Juventus,, sono indagati per scommesse sportive vietate. E’ uscito anche il nome del polacco Nicola Zalewki della Roma ma non è al momento indagato. Gli inquirenti stanno setacciando migliaia di chat e controllando cellullari e smartphone dei tre calciatori inquisiti. Anche se c’è il massimo riservo, la lista dei calciatori indagati potrebbe aumentare molto presto. Il bubbone si sta scoperchiando ahimè. Fagioli è molto collaborativo la squalifica in arriva potrebbe essere dimezzata. Il procuratore federale di Torino Chinè è al lavoro. Ma cosa rischiano Fagioli, Tonali e Zaniolo? Una squalifica non inferiore aii tre anni. In caso di patteggiamento o collaborazione del giocatore sotto indagine che ammette le proprie responsabilità non solo davanti alla giustizia ordinale ma anche di fronte alla Procura federale codice alla mano, articoli 126 e 127 e 128 si andrebbe alla diminuzione della sanzione di un terzo. Una volta condannati, i tre giocatori sconteranno la loro squalifica, nei rispettivi campionati di appartenenza
Ma i calciatori non possono scommettere su nessuno sport?
Certo che possono. Ma dal punto di vista penale non sono consentite piattaforme online illegali come quelle utilizzate da Fagioli, seconda la Procura torinese. In caso di puntate sul proprio sport, quindi i tre avrebbero potuto serenamente scommettere sui siti autorizzati su una partita di pallacanestro o di tennis, ma non su una di calcio, neanchè di una diversa categoria.
Di male in peggio. Anche se ahimè non c’è troppo da stupirsi.
Il dramma della ludopatia e’ reale e drammatico, scusate il gioco di parole amici sportivi.
Persone che si giocano in un istante: la casa, il prossimo stipendio e tutti i risparmi, accumulati in una vita nel gioco d’azzardo.
Con la chimera di fare la vincita che ti cambia la vita. Il gioco d’azzardo è davvero una piaga sociale. Da un’indagine dell’anno scorso, tanto per dare dei numeri, in Italia sono oltre 1,3 milioni i malati patologici di dipendenza da gioco d’azzardo e solo poco meno del 10% ( circa 12mila) sono in cura. E’ nel mondo?
Il fenomeno si allarga: dagli studi emerge come la diffusione della ludopatia nella popolazione abbia una incidenza che varia dallo 0,4% al 3,4% negli adulti con il raggiungimento dei tassi più elevati negli adolescenti dove infatti la statistica dice tra il 2,8% e l’8%.
Il problema è gravissimo. Ma non è quello predominante nel calcio.
Ogni stagione perdiamo 1,3 miliardi, la nazionale non è andata agli ultimi due Mondiali, i giovani calciatori sono sempre meno, le strutture sportive carenti e gli stadi obsoleti.
Come fanno le nostra società dilettantistiche bisogna puntare con maggiore impegno e forza sulle scuole calcio. Insegnare ai nostri piccoli le regole e il rispetto altrui. Il calcio è una palestra di vita, in tutti i sensi. Imperdibile il lavoro dei nostri dirigenti che tolgono attraverso, la pratica dello sport, i ragazzi dalla strada. In un’epoca dove è “fondamentale” apparire con i selfie, l’uso incessante e a volte improprio dei telefonini, ma dietro non cè nulla. Giovani e adulti che attraversano la strada guardando il telefono, o che fanno amicizia non dal vivo, ma nelle chat di incontri.
Le società non si arrendano e ci credono. Un plauso a loro e a quello che fanno per il sociale. Con la creazione di settore giovanili moderni ed al passo con i tempi. Il calcio cambia ogni anno, e bisogna starci dietro.
Ma anche dal punto di vista prettamente tecnico il calcio italiano è in crisi.
Troppi passaggi all’indietro, pochezza nella manovra offensiva, lanci lunghi e a pedalare. Il calcio champagne dei geni del pallone come Pelè, Rivera e Mazzola,Platini, Rummenigge, Maradona, Vialli e Mancini, Roby Baggio non esistono più.
A livello europeo le squadre giocano a intensità maggiore, cercano di dominare il gioco, partono dall’idea di creare superiorità numerica in fase offensiva e hanno coraggio di far debuttare i giovani. E’ in Italia?
Probabilmente ragioniamo diversamente. Noi di giovani ne abbiamo bravi, ma non li facciamo giocare perchè, scusate, il gioco di parole, sono giovani. Per molti allenatori italiani, il giovane anche se è bravo, non è affidabile, non “va bruciato” ma salvaguardato, facendolo ammuffire in panchina come si fa con certe uve per fare il vino passito. I nostri nonni veneti questo lo sanno benissimo. I campioni stranieri non si discutono, ma i giocatori mediocri stranieri a cosa servono?
Meditate gente… ( Nella foto l’entrata in campo di giovani 14enni futuri calciatori. Il nostro futuro)
(Roberto Pintore)
Written by: redazione_sport
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